Elena Cossu

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Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

martedì 17 settembre 2013

Lo sviluppo sessuale: influenza dei fattori genetici e ambientali

Lo sviluppo dell’identità sessuale di un individuo è un evento che ha origine da complesse ed intersecate relazioni tra il suo corredo genetico ed il suo esplicitarsi in un ambiente sociale e culturale esterno che ne indirizzerà in prevalenza lo sviluppo verso un particolare modello soggettivo di rappresentazione interna.
Il sesso cromosomico individuale è determinato al momento stesso della fecondazione. Tuttavia inizialmente le differenze sessuali sono pressoché nulle ed elicitate invece da una catena di eventi a cascata che dai geni, agli ormoni, alla struttura e funzione del cervello, portano al dimorfismo sessuale e comportamentale. Infatti nella specie umana, la differenziazione sessuale inizia solo dopo la sesta settimana di gestazione, e fino a quel momento il feto è bisessuale ed evolve la sua definizione attraverso un procedimento che interessa il sistema neuroendocrino, a partire dal sesso genetico (XX e XY). Il programma di base della natura è predisposto per creare una femmina: l’embrione geneticamente maschio per potersi sviluppare come tale, deve sopprimere il programma di base tramite l’attivazione di un processo di defemminizzazione neuroendocrina, e quindi tramite l’induzione di un programma di mascolinizzazione, attraverso l’azione di un gene presente sul cromosoma Y, chiamato SRY (sex determinating region on the chromosome Y) responsabile dello sviluppo dei testicoli. Non è chiaro come il feto maschile riesca a convertire il programma di base, e tra l’altro non pare che sia il testosterone a realizzare la conversione bensì un ormone femminile, l’estradiolo, opportunamente modificato in testosterone. In effetti non esistono ormoni sessuali solo maschili o solo femminili, in quanto il testosterone è presente anche nelle femmine, seppur in quantità inferiori, analogamente agli estrogeni presenti nel circolo ematico dei maschi. Di fatto, il cervello ha nei due sessi, lo stesso numero di recettori per tutti gli ormoni sessuali e tutte queste interazioni rendono difficile il compito di definire una differenza netta nel comportamento sessuale di uomini e donne.
In ogni caso a partire dalla sesta settimana inizia il processo di differenziazione sessuale, che avrà il suo periodo critico tra l’undicesima e la diciassettesima settimana, e riguarda oltre che l’apparato sessuale interno ed esterno anche le strutture del sistemo nervoso in generale, che ne sostengono le diversità.
Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie di neuroimmagine (PET e fMRI) è stato possibile migliorare la comprensione delle differenze biologiche tra i sessi (su modello animale), per quanto concerne attività, struttura e biochimica del cervello: in giovani ratti maschi adulti è stata mostrata una relazione diretta tra il livello di testosterone nel sangue e l’attività sessuale, e la castrazione riduce l’attività sessuale al pari della diminuzione del testosterone. Analogamente si nota un comportamento molto simile nelle femmine adulte di ratto, dove gli estrogeni ed il progesterone svolgono un ruolo attivo nella stimolazione dell’attività sessuale, coincidente con l’estro, il periodo fertile in cui si ha l’ovulazione.
Nei primati, quali i giovani macachi, non è stata invece riscontrata una correlazione cosi diretta tra la stimolazione neuroendocrina e la messa in atto di comportamenti sessuali: infatti se si sterilizza un macaco maschio che si è accoppiato più volte si nota una riduzione molto  limitata dell’attività sessuale anche se il testosterone subisce un netto calo nella concentrazione ematica. Le stesse considerazioni possono essere fatte per le femmine, la cui attività sessuale non coincide necessariamente con l’estro. Quello che si evince dall’osservazione del comportamento sessuale dei macachi è che questo sia legato più alla formazione di coppie e legami sociali piuttosto che alla concentrazione ematica degli ormoni. Appare quindi evidente come in specie più evolute e complesse l’attività sessuale sia svicolata dal controllo diretto degli ormoni sessuali, perché l’influenza dei centri corticali superiori prevale su quella dell’ipotalamo.
È quindi interessante notare come il comportamento della nostra specie si sia evoluto a partire da semplici schemi automatici, sotto il controllo di strutture cerebrali più primitive risiedenti nel tronco dell’encefalo, quali appunto l’ipotalamo e ed altre aree limbiche, per poi aumentare progressivamente la complessità delle sue strutture corticali e delle interazioni che esse stabiliscono con l’ambiente circostante, divenendo in ultimo un tutt’uno nella concausa dello sviluppo di un determinato comportamento specie-specifico (in questo caso la risposta sessuale).
È quindi inscindibile nello sviluppo dell’identità sessuale di un individuo l’influenza, oltre che degli eventi genetici prenatali appena considerati, di tutto il corredo comportamentale e dalle aspettative postevi sopra dal contesto sociale e ambientale  in cui l’individuo nasce, cresce e sviluppa la sua personalità soggettiva. Infatti, lo sviluppo corticale necessario all’elaborazione delle informazioni e alla consolidazione di specifici modelli e schemi di rappresentazione cognitiva rispetto a se stessi e al mondo, verranno fortemente influenzati dalla rete sociale in cui il soggetto è inserito fin dalla nascita. Già la stessa attribuzione di uno specifico sesso data dalla conoscenza del genere crea un’aspettativa che condizionerà come il neonato verrà educato, quali relazioni e condizioni sociali sperimenterà ed altri tipi di esperienze che in ultimo rinforzeranno l’attribuzione primaria del genere sessuale. In un certo senso si può affermare che il sesso biologico è anch’esso una “costruzione sociale”.

È quindi necessario sottolineare che una corretta interpretazione dei processi di sviluppo del sesso e del genere potrà emergere chiaramente solo da una visione d’insieme delle interazioni esistenti tra tutti i fattori genetici ed ambientali, biologici e socioculturali, interni ed esterni all’individuo.

Bibliografia

“Fisiologia del comportamento” N. R. Carlson. Piccin 2002
 “Sexing the brain” L. Rogers The Guernsey Press Co Ldt, GB 1999
 “Psiconeuroimunologia” F. Bottaccioli, Red Edizoni, Novara, 1995
 “Genere, sesso, cultura” M. Busoni Carocci Editore, Roma 2000

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