Elena Cossu

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Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

venerdì 13 settembre 2013

Basi neurobiologiche dell’attaccamento nel corso della vita: ruolo dell’ossitocina

La complessità dell’organizzazione dell’organismo umano, inteso come sistema aperto, rende possibile il costante apprendimento di nuovi dati che compongono la memoria di ciò che siamo e sappiamo sul mondo. Questo sistema è inoltre multi-componenziale poiché, a partire da processi fisici organizzati in circuiti neurobiologici, ciò di cui noi abbiamo effettivamente esperienza è composto da processi di tipo affettivo e cognitivo, da sensazioni e percezioni che consentono lo sviluppo di una coscienza emotiva ed in ultimo l’organizzazione in schemi e modelli di funzionamento dell’intera gamma di comportamenti che compongono lo spettro degli ambiti relazionali umani.
Sebbene la diretta relazione che intercorre tra i circuiti neurobiologici e gli emergenti processi cognitivi ed emotivi non sia ancora del tutto chiara, un crescente interesse sull’argomento ha portato a notevoli avanzamenti nella comprensione della relazione mente-cervello. Gli studi neurobiologici e psicobiologici hanno portato alla conoscenza della maggior parte dei circuiti neuronali sottostanti ai più disparati processi emotivi, cognitivi e comportamentali che nel loro insieme compongono il sistema “uomo”. Si è inoltre arrivati alla comprensione di come tali processi siano in costante relazione con l’ambiente esterno, che in particolare per l’essere umano è costituito principalmente dall’ambiente sociale, grazie al quale si sviluppano a pieno le proprietà emergenti, per l’appunto, dalla potenzialità della base biologica, emotiva e cognitiva.
Appare dunque evidente la stretta relazione che lega il processo di sviluppo sano di un individuo al suo ambiente di accudimento primario, e mette in luce il ruolo della figura di riferimento del bambino, il caregiver, come regolatore esterno dei processi emotivi e cognitivi, e quindi dell’organizzazione psicobiologica interna del bambino. Si può quindi affermare che l’attaccamento sociale, innato negli esseri umani, è in grado di modulare lo sviluppo cerebrale: una volta che questi circuiti si sono consolidati in determinati patterns di organizzazione psicobiologia, essi andranno ad influenzare il successivo comportamento sociale ed affettivo dell’adulto.
L’ossitocina sembra essere il neuropeptide che media le diverse tipologie di relazione d’attaccamento nelle sue distinte componenti attraverso le diverse fasi evolutive. Il coinvolgimento dell’ossitocina nelle diverse forme di attaccamento che si verificano durante tutto il ciclo vitale, da quello infantile a quella di coppia a quella genitoriale, ha sollevato l’ipotesi dell’esistenza di un unico circuito neuronale, già presente alla nascita, in grado di regolare le diverse tipologie di attaccamento presenti nelle varie fasi dell’esistenza, sulla base del contesto sociale ed endocrino (Marazziti et all. 2008).
Nelle ultime fasi di gestazione i livelli di ossitocina aumentano in modo considerevole, agendo in prevalenza sulla mammella e sull’utero. Durante il travaglio ed il parto provoca, infatti, le contrazioni delle fibrocellule muscolari lisce uterine, favorendo l’espulsione del feto. Invece durante l’allattamento la suzione del bambino sul capezzolo stimola il rilascio di ossitocina e prolattina, che a loro volta favoriscono la contrazione della muscolatura liscia attorno alle ghiandole mammarie, aumentando l’eiezione del latte. In questa fase sia madre che bambino sono in condizioni fisiologiche di ossitocina aumentata, ed è per questo che è plausibile supporre che questa possa rendere conto della natura biologica sottostante la creazione di quel profondo e solido legame che caratterizza le relazioni d’attaccamento tra madre e figlio: la mancanza di cure materne sembra alterare il normale sviluppo del sistema dell’ossitocina in bambini neonati (Marrazziti et al. 2008).
 È stato riscontrato un aumento significativo dei livelli di ossitocina nel flusso ematico a seguito dei rapporti sessuali dando supporto all’ipotesi che questa contribuisca, sinergicamente alla dopamina, alle funzioni di rinforzo di stimoli naturali, come il sesso, e quindi alla formazione di legami duraturi tra partner. Sia nei mammiferi maschi che femmine di diverse specie, l’ossitocina è importante nell’indurre il comportamento sessuale, l’eccitamento e l’orgasmo.
Anche negli esseri umani è stato mostrato un aumento di ossitocina nel plasma durante l’eccitazione sessuale, l’eiaculazione o l’orgasmo, similmente all’incremento mostrato dai roditori durante l’accoppiamento. (Caldwell, Young 2006). La sessualità umana si può essere evoluta per promuovere il legame di coppia attraverso l’implementazione dei comportamenti che massimizzano la frequenza e il grado di ossitocina rilasciata: l’intimità sessuale riproduce a livello fisiologico le basi neurali del parto e dell’accudimento primario, aumentando appunto il rilascio di ossitocina, e questo può servire a rafforzare il legame tra uomo e donna, dando inoltre supporto all’ipotesi dell’esistenza di un unico circuito psicobiologico implicato nei meccanismi sottostanti alla cementazione di un rapporto di coppia, ed emergenti a partire dai pregressi meccanismi sottostanti al legame tra madre e figlio.
Evidenze a favore della relazione tra le esperienze precoci di vita e alterazioni del sistema di ossitocina provengono da studi sui macachi rhesus adolescenti allevati a contatto con caregivers umani, che mostravano una più bassa concentrazione di ossitocina nel loro fluido cerebrospinale rispetto a quelli allevati dalla propria madre. Uno studio recente suggerisce un fenomeno simile anche negli esseri umani: infatti donne che hanno subito degli abusi o dei maltrattamenti nell’infanzia, hanno una concentrazione significativamente più bassa di ossitocina nel fluido cerebrospinale rispetto a donne che non riportano alcuna storia di abuso infantile (Ross, Young 2009). Questo dato fornisce ulteriori conferme del fatto che, come nei mammiferi non umani, le interazioni genitoriali precoci possono avere conseguenze stabili nel sistema regolato dall’ossitocina, che quindi influenzerà la cognizione sociale adulta e la capacità di instaurare relazioni significative tra partners.
In uno studio pubblicato nel 2009, Ditzen e colleghi hanno analizzato l’effetto della somministrazione intra-nasale di ossitocina in coppie durante una discussione conflittuale. Il campione è stato diviso in due gruppi cui è stata somministrata ossitocina oppure un placebo. I risultati riportati mostrano come l’ossitocina aumenti la durata di comportamenti positivi rispetto a quelli negativi durante la discussione tra partners, ed inoltre riduce il livello salivare di cortisolo a seguito del conflitto, sia negli uomini che nelle donne. Questo è in accordo con l’ipotesi che il sistema di regolazione dell’ossitocina, nelle sue varie componenti di modulatore delle emozioni, dello stress e dei rapporti sociali, è un potente predittore dell’esito positivo di una relazione a lungo termine, nonché del sostanziale benessere psicofisico dell’essere umano, e non solo.
È quindi intuibile la relazione che intercorre nel continuum del sistema di attaccamento mediato dall’ossitocina e la garanzia di un benessere modulato dalla relazione con gli altri, ed in particolare dal rapporto di coppia, come capacità intrinseca di gestione delle emozioni della comunicazione e del conflitto, e attraverso una riduzione dell’attivazione del sistema fisiologico dello stress.





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