Analizzando nello specifico le relazioni sociali e le differenze di genere relative a
determinate caratteristiche temperamentali “maschili o femminili” e mettendo a
confronto diversi modelli culturali appartenenti a differenti contesti etnici e
geografici, risulta evidente che una netta differenziazione delle
caratteristiche di genere non esita se non come riconducibile alla particolare
cultura di appartenenza. Margaret Mead fu la prima ad indagare la relazione tra
personalità dominante e il genere sessuale in diverse culture, e con i suoi
libri “Sesso e temperamento in tre
società primitive” del 1935 e “Maschio
e femmina” del 1949 si può inaugurare, a livello antropologico, lo studio
delle differenze di genere. La Mead mette a confronto le personalità maschili e
femminili di tre popolazioni tribali: gli Arapesh presentano, uomini e donne,
una personalità alla quale si può riconoscere carattere materno e femminile, in
quanto entrambi sono educati alla collaborazione, alla non aggressività, alla
comprensione delle necessità e delle esigenze altrui; in netto contrasto con
queste caratteristiche tra i Mundugumur tanto gli uomini quanto le donne si
sviluppano in individui duri e crudeli, aggressivi e con un’alta carica
sessuale, con gli aspetti materni ridotti al minimo. Entrambi i sessi si
avvicinano ad un tipo di personalità che nella nostra cultura può essere
rappresentata tipicamente in un maschio violento e senza morale. In entrambe
queste culture non vi è alcun contrasto tra i sessi, in quanto la mitezza o
l’aggressività appartiene ad ambedue i componenti della tribù senza distinzione
alcuna. Nella terza tribù, i Ciambuli, infine, la Mead riscontra un vero e
proprio rovescio della nostra cultura, con la donna in veste di partner
dominante, direttivo, impersonale, e l’uomo nella posizione di minore
responsabilità e di soggezione sentimentale.
Queste tre
situazioni diverse e contrastanti suggeriscono in maniera molto chiara che
quegli elementi che noi per tradizione consideriamo femminili, come la
passività, la sensibilità o la propensione a curarsi dei bambini, possono, in
una tribù, entrare a far parte delle caratteristiche maschili, in un’altra non
appartenere ne agli uomini ne alle donne, e cosi altrettanto per gli elementi
caratteriali che invece consideriamo prettamente maschili, portando quindi alla
logica conclusione per cui occorre considerare ogni caratteristica
temperamentale che influenzi la scelta di ruolo come necessariamente slegata
dal sesso biologico.
Bibliografia
“Antropologia Culturale” E. A. Schultz,
R. H. Lavenda, Zanichelli, 2006
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