Elena Cossu

La mia foto
Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

martedì 17 settembre 2013

La sessualità da un punto di vista antropologico-culturale

Analizzando nello specifico le relazioni sociali e le differenze di genere relative a determinate caratteristiche temperamentali “maschili o femminili” e mettendo a confronto diversi modelli culturali appartenenti a differenti contesti etnici e geografici, risulta evidente che una netta differenziazione delle caratteristiche di genere non esita se non come riconducibile alla particolare cultura di appartenenza. Margaret Mead fu la prima ad indagare la relazione tra personalità dominante e il genere sessuale in diverse culture, e con i suoi libri “Sesso e temperamento in tre società primitive” del 1935 e “Maschio e femmina” del 1949 si può inaugurare, a livello antropologico, lo studio delle differenze di genere. La Mead mette a confronto le personalità maschili e femminili di tre popolazioni tribali: gli Arapesh presentano, uomini e donne, una personalità alla quale si può riconoscere carattere materno e femminile, in quanto entrambi sono educati alla collaborazione, alla non aggressività, alla comprensione delle necessità e delle esigenze altrui; in netto contrasto con queste caratteristiche tra i Mundugumur tanto gli uomini quanto le donne si sviluppano in individui duri e crudeli, aggressivi e con un’alta carica sessuale, con gli aspetti materni ridotti al minimo. Entrambi i sessi si avvicinano ad un tipo di personalità che nella nostra cultura può essere rappresentata tipicamente in un maschio violento e senza morale. In entrambe queste culture non vi è alcun contrasto tra i sessi, in quanto la mitezza o l’aggressività appartiene ad ambedue i componenti della tribù senza distinzione alcuna. Nella terza tribù, i Ciambuli, infine, la Mead riscontra un vero e proprio rovescio della nostra cultura, con la donna in veste di partner dominante, direttivo, impersonale, e l’uomo nella posizione di minore responsabilità e di soggezione sentimentale.

Queste tre situazioni diverse e contrastanti suggeriscono in maniera molto chiara che quegli elementi che noi per tradizione consideriamo femminili, come la passività, la sensibilità o la propensione a curarsi dei bambini, possono, in una tribù, entrare a far parte delle caratteristiche maschili, in un’altra non appartenere ne agli uomini ne alle donne, e cosi altrettanto per gli elementi caratteriali che invece consideriamo prettamente maschili, portando quindi alla logica conclusione per cui occorre considerare ogni caratteristica temperamentale che influenzi la scelta di ruolo come necessariamente slegata dal sesso biologico.

Bibliografia
 “Antropologia Culturale” E. A. Schultz, R. H. Lavenda, Zanichelli, 2006

Nessun commento:

Posta un commento