Elena Cossu

La mia foto
Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

martedì 10 settembre 2013

“La donna come Barbie”

Per approfondire come la nascita della tv abbia contribuito all’aumento della perdita dell’identità, e più in profondo alla confusione del significato della sessualità, va considerato più che altro il suo coinvolgimento nel promuovere modelli sociali di riferimento e nel veicolare messaggi pubblicitari, volti ad indurre l’utente a consumare il prodotto, qualsivoglia esso sia. Tra questi prodotti risalta in particolare la pubblicizzazione di alcuni giocattoli per bambini: vorrei a tal proposito considerare la nascita della bambola più famosa del mondo, Barbie, come il simbolo materiale e concreto di ciò che ha dato inizio alla distorsione e costruzione del corpo femminile come oggetto di merce e strumentalizzazione del potere associato alla conformazione collettiva rispetto ad un estetica finta, di plastica (in molti casi nel vero senso della parola) a discapito della perdita dell’individualità ed autenticità della persona.
I bambini sono i primi a subire le influenze mediatiche non solo attraverso programmi televisivi ma anche attraverso quello che di più naturale ci possa essere nelle fasi evolutive di crescita: il gioco. Il gioco è per l’appunto una fase di transizione e simulazione della realtà che consente di apprenderne i suoi reali contenuti.
Milioni di bambine sono cresciute e continuano a crescere con il modello di questa bambola perfetta, con un corpo da pin up e il sorriso sempre stampato, trucco perfetto, la messa in piega e gli abiti alla moda. Peculiarità di questo giocattolo è che rappresenta il corpo di una donna adulta nuda (Barbie ha un seno ben definito) e pertanto porta in sé la proiezione di un’immagine irrealistica e fittizia di come dovrebbe essere una persona adulta di sesso femminile. Inoltre lo stereotipo della donna bambola bionda taglia 40  è facilmente associabile alle modelle proposte come icone della moda femminile. Nonostante molte campagne di opposizione si sono combattute contro il sottostante concetto di “magro è bello” e contro il diffondersi di stereotipi di ragazzine anoressiche che spopolano nelle riviste di moda e nelle presentazioni dei mass media, la forza con cui questo modello si è imposto nella società occidentale ha contribuito al diffondersi del malessere narcisistico dato dalla distorsione dell’immagine di Sé e del non riconoscimento della propria autenticità come unica e pertanto diversa dalle altre.
Infine Barbie non invecchia mai: la chirurgia plastica risulta essere lo strumento prediletto dalla proposta mediatica per raggiungere quello stato di “bellezza” ed identificazione con questo modello: dal soddisfacimento dell’ossessione per un corpo perfetto, fatto su misura, alla possibilità di fissare quel corpo nel tempo, privandolo della sua naturale evoluzione e significato, poiché privato di ogni contenuto quel corpo, iniziando a deteriorarsi per la vecchia, perderà ogni valore.


Nessun commento:

Posta un commento