Elena Cossu

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Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

martedì 10 settembre 2013

L’Attaccamento nel corso della vita: la relazione di coppia

La ricerca di un legame d’attaccamento privilegiato e selettivo con un’altra persona, ovvero di un legame emotivo dal quale derivi un senso di sicurezza individuale e che sia garante di un benessere psicologico, sembra costituire il primo motore che spinge l’individuo adulto ad impegnarsi in una relazione di coppia (Cutrona 2004, Obegi e Berant 2009). È, infatti, caratteristica degli esseri umani la necessità di un senso di condivisione di quello che di più intimo ci appartiene, ossia la condivisione delle emozioni e degli affetti più profondi che costellano la nostra esperienza come persone e il nostro viver quotidiano.
Come il bambino che attraverso la madre sviluppa e organizza la regolazione delle emozioni, che permette lo strutturarsi di una coscienza emotiva su sé stesso e sul mondo, così l’adulto ha necessità di instaurare dei legami significativi che gli permettano di dare un senso di continuità e coerenza alla propria esistenza. Il legame con il partner fa sì che ci si assicuri il bisogno di regolare le proprie emozioni in una diade, ricostituendo quella specifica  configurazione in cui le dinamiche affettive e le esigenze primarie di sicurezza vengono appagate dal rapporto con l’altro.
La continuità del bisogno di relazione sembra quindi un principio regolatore di tutta l’esistenza, e risponde a bisogni di continua stimolazione affettiva e cognitiva, che sulla base di determinati circuiti funzionali regolati al livello psicobiologico, potranno avere differenti esiti a seconda di come si sono strutturati a partire dalla prima infanzia e nel corso del successivo sviluppo dell’individuo.

 Continuità e cambiamento

Bowlby (1979) sosteneva che l’attaccamento fosse un sistema motivazionale che ci accompagna “dalla culla alla tomba”, mettendo in risalto la continuità del bisogno primario di relazione con un'altra persona che sia fonte di sicurezza e stabilità, lungo tutto il corso del ciclo vitale. Egli considerava la relazione madre-bambino e la relazione tra partner adulti dello stesso tipo, poiché entrambe caratterizzate dalle stesse funzioni e pattern comportamentali riscontrati nell’attaccamento infantile: nelle relazioni di coppia, si assiste alla ricerca di prossimità e contatto fisico, nonostante questo sia inizialmente congiunto all’attrazione sessuale, che nell’adulto diventa nel tempo garante di vicinanza emotiva e sostegno psicologico; continua, inoltre, a sussistere la protesta alla separazione, con stati d’ansia e angoscia all’allontanamento del partner; infine la funzione di rifugio sicuro e base sicura sembrano essere una costante nella percezione che un partner ha dell’altro, ossia la formazione di un legame che funga da “nicchia sicura”, che cioè da una parte protegga da situazioni di disagio e stress, e dall’altra dia la possibilità di conseguire le proprie aspettative di autoaffermazione nel mondo esterno, e di continuare il processo maturativo di differenziazione dell’individuo.
Questa sorta di continuità nel sistema d’attaccamento, dall’infanzia all’età adulta, ha dato luogo allo sviluppo dell’ipotesi prototipica, che postula, per l’appunto, una sostanziale rigidità e fissità degli schemi internalizzati nelle prime esperienze affettive, che continuano a modulare le esperienze relazionali lungo tutto il corso del il ciclo vitale. Così i modelli operativi interni fungono da filtri dell’esperienza, influenzando i processi cognitivi ed affettivi ed agendo come attributori di significato, condizionando in ultimo la risposta comportamentale messa in atto dall’individuo.
Ad ogni modo, è naturale che una totale sovrapposizione dei modelli di relazione “adulta versus infantile” è da considerarsi inadeguata, poiché elementi di discontinuità e cambiamento sono  parte integrante del processo evolutivo. In primo luogo si passa dal rapporto asimmetrico madre-bambino alla sostanziale simmetria e reciprocità della relazione tra adulti, bidirezionalità che si espleta nelle funzioni alternate di caregiving e carseeking: essere oggetto di dipendenza e al tempo stesso dipendente dall’oggetto, ossia fornire cure quando richiesto e chiederne quando se ne ha bisogno (Carli, Cavanna, Zavattini 2009).
In secondo luogo, va considerato il processo di plasticità e adattamento che comporta nell’essere umano la capacità di revisionare e ristrutturare i precedenti schemi, o modelli interni, a seguito di nuove e significative esperienze, durante l’intero arco di vita. Molti studi ipotizzano, infatti, la presenza di più modelli operativi, che operano in un sistema gerarchico a seconda della specificità del contesto e della relazione in questione.
Infine, particolare attenzione va posta ai sistemi motivazionali che s‘intrecciano nel dare forma alla peculiare relazione che si instaura nel rapporto di coppia e che la differenziano da tutti gli altri rapporti e coinvolgimenti emotivi che compongono lo spettro delle relazioni sociali umane. Questi sistemi comprendono l’attaccamento, l’accudimento e la sessualità.

Sistemi motivazionali nell’attaccamento di coppia

 Le molteplici dimensioni dei sistemi motivazionali interagenti nella formazione dei legami amorosi, che comprendono appunto l’attaccamento, l’accudimento e la sessualità, concorrono nella creazione delle complesse combinazioni che contraddistinguono ogni rapporto di coppia come una diade a sé stante, con la sua particolare dinamica intersoggettiva che ne definisce il “Senso del Noi” (Norsa, Zavattini 2009). I diversi sentimenti sperimentabili in una relazione andrebbero letti alla luce delle caratteristiche e dell’intreccio di questi tre sistemi, nonché come conseguenza dell’incastro o matching dei MOI appartenenti a ciascun membro della diade.
L’accudimento concerne una vasta gamma di comportamenti che risultano complementari ai comportamenti di attaccamento nel bambino, e che hanno l’obiettivo principale di fornire protezione. Anche negli adulti questo sistema è strettamente legato al sostegno dato al partner nei momenti di bisogno, al fine di favorire il senso di vicinanza emotiva e di conforto in situazioni che sono fonte di  stress e difficoltà. È quindi la capacità di offrire al proprio compagno quel rifugio sicuro, rispondendo con sensibilità, flessibilità e appropriatezza al disagio manifestato dal partner richiedente rassicurazione e conforto. Questo sistema è strettamente legato al sistema dell’attaccamento, si può dire che questi rappresentino le “due facce della stessa medaglia”, in quanto è proprio la bidirezionalità e bilanciamento del comportamento di caregiving e di careseeking che costituisce il nucleo della base sicura in una relazione di coppia.
La sessualità rappresenta il sistema motivazionale e comportamentale che sembra contraddistinguere maggiormente le relazioni di attaccamento romantico dalle relazioni di attaccamento infantile. Nonostante questo, già al suo tempo, Freud fu il primo a individuare delle sorprendenti similitudini tra coppie di amanti e coppie madre-figlio per ciò che concerne l’intimità fisica. In particolare, all’inizio di una relazione, i partner sessuali spendono la maggior parte del tempo impegnati in un reciproco guardarsi negli occhi, abbracciarsi teneramente, e baciarsi con un prolungato contatto faccia a faccia, in maniera simile a come si comportano le diadi madre-bambino. Si è inoltre riscontrata la presenza, nelle coppie di amanti, di un linguaggio abbastanza simile al baby-talk.
Molti studi evidenziano la presenza degli stessi circuiti neurobiologici sottostanti alla modulazione del comportamento d’attaccamento madre-figlio e del comportamento sessuale tra partner. L’ossitocina è un neuropeptide rilasciato sia nelle ultime fasi della gravidanza, nel parto e nell’allattamento, sia nella fase di massima tensione sessuale durante l’amplesso degli amanti.
L’attrazione sessuale sembra essere il primo fattore scatenante nella formazione di un legame di coppia, e molti studiosi, al di là delle componenti edoniche e delle finalità evoluzionistiche della specie, considerano la sessualità come funzionale all’attaccamento, poiché stimola la ricerca del contatto con l’altro e alimenta il mantenimento del legame. L’attrazione sessuale aiuta a garantire che gli adulti cercheranno e manterranno la prossimità agli individui a cui potranno diventare attaccati.
L’equilibrio dinamico fra questi tre sistemi motivazionali garantisce un corretto funzionamento della coppia e lo sbilanciamento verso un polo, quale può essere quello determinato da una particolare fase del ciclo vitale, come ad esempio la nascita di un figlio, che può comportare una diminuzione dell’attivazione del sistema sessuale e di attaccamento in funzione dell’aumento del sistema di accudimento verso un terzo, che può portare la coppia a momenti di crisi, in cui l’aspetto più critico riguarda proprio la capacità di ripristinare un corretto bilanciamento dei tre sistemi.
La riuscita di un rapporto di coppia dipende quindi dalla capacità di regolazione emotiva della diade che comporta un continuo monitoraggio affettivo rispetto alle esigenze dei due partner di mantenere un equilibrio dinamico tra i sistemi motivazionali  coinvolti nella relazione. Un fattore particolare che influenza questo processo è rappresentato dal particolare incastro dei MOI dei due partner, che determinerà lo stile relazionale, la competenza comunicativa e la capacità di gestione del conflitto messi in atto nella diade (Castellano, Velotti, Zavattini 2010).

 MOI e attaccamento nella coppia

L’incrocio dei modelli rappresentazionali dei due partner produce una gamma di combinazioni dagli esiti relazionali diversificati (Cavanna 2009):

-       Matching sicuro-sicuro: sono coppie contraddistinte da flessibilità e interindipendenza emotiva, con modalità relazionali improntate a riflessività e coerenza, i partner affrontano il tema degli affetti con realismo e consapevolezza esprimendo capacità di modulazione e regolazione affettiva, sapendo gestire il conflitto in maniera propositiva e propulsiva alla crescita individuale e della coppia.

-    Matching sicuro-insicuro: è una relazione potenzialmente in grado di costituire un esperienza emozionalmente correttiva dello stato mentale del partner insicuro, ma evidenze empiriche riscontrano una diversità degli esiti a seconda del genere sessuale del partner insicuro, infatti la riorganizzazione dei propri schemi disadattivi avviene con più facilità quando il partner insicuro è la donna.

-  Matching insicuro-insicuro:  sono coppie in cui emergono forti aspetti di insoddisfazione, conflittualità e difficoltà, ma che presentano paradossalmente vari gradi di adattamento diadico e diversi pattern caratteristici in funzione del tipo di incastro e di stile d’attaccamento insicuro dei partner: 

 Distanziante/distanziante > i bisogni di accudimento, dipendenza e vulnerabilità sono in buona parte negati. L’enfasi è posta sull’indipendenza ma risultano disregolati sul piano emotivo, evitano il conflitto.                
Preoccupato/preoccupato > amplificano i bisogni di accudimento e vicinanza anche se questi non sono mai del tutto “saturabili”, entrano spesso in disaccordo e in conflitto con atteggiamenti di rifiuto reciproco.
 Distanziante/preoccupato > presentano una difficoltà di sintonizzazione e regolazione reciproca, i livelli di conflitto possono essere elevati ed è particolarmente bassa la soddisfazione tra i partner. Ciononostante sono coppie la cui stabilità è paragonabile a quella delle coppie caratterizzate da pattern di attaccamento sicuro.

L’evidenza della stabilità di legami percepiti come insoddisfacenti dagli stessi componenti della coppia porta alla riflessione sul tema dell’uso dell’altro, che può essere di tipo propulsivo, teso verso una crescita personale tramite l’integrazione di parti di sé all’interno di una matrice intersoggettiva composta appunto dalla diade, o al contrario di tipo collusivo dove l’altro diventa l’estensione delle parti negate, proiettate e scisse della propria identità. In questo modo la relazione diventa una forma di difesa per la propria integrità psichica, di cui si ha necessità per mantenere una costante ed una coerenza interna che dia una sorta di continuità con i modelli interiorizzati a partire dalle prime esperienze relazionali affettive e di attaccamento, anche se negative (Norsa, Zavattini 2009).


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