L’essere
umano alla nascita non è in grado di autoregolarsi, ossia non è in condizioni
di poter provvedere a sé stesso ed ai propri bisogni in maniera autonoma, ed è
pertanto completamente dipendente dalle cure di un altro individuo, il caregiver
solitamente la madre. La qualità della risposta materna è fondamentale al
fine di garantire all’individuo un sano sviluppo psicofisico che gli permetta
la costruzione di rappresentazioni positive di se (Modelli Operativi Interni)
che attraverso la sicurezza di base e la fiducia nell’ambiente esterno gli
permetteranno di instaurare relazioni sane in futuro. Quindi nello specifico le
modalità di Attaccamento che l’individuo sviluppa dipendono dalla qualità di
questa prima interazione tra madre e figlio, Bowlby (1980). Quando i bisogni del
bambino vengono soddisfatti in maniera adeguata si struttura un attaccamento
sicuro che permetterà la capacità di esplorare il mondo esterno in maniera
autonoma e costruttiva. Al contrario quando questo non si verifica l’individuo
sarà diffidente o estremamente richiedente nei confronti dell’ambiente esterno,
negando e non riconoscendo i propri bisogni nel primo caso, o concentrandosi
esclusivamente alla soddisfazione di questi nel secondo. È da queste due condizioni di
attaccamento insicuro che è possibile ricondurre lo sviluppo arcaico della
dipendenza patologica come mancato sviluppo di un Sé integro, come mancanza di
fiducia di base in se stessi, e di conseguenza come una mancata resilienza agli
stress ambientali.
La dipendenza patologica
Con il
termine dipendenza patologica definiamo la messa in atto di un meccanismo
coercitivo e ripetitivo dell’uso compulsivo di una sostanza, di un oggetto o di
un comportamento. Questo meccanismo nasce da una mancanza del Sé e viene
compensata dalla ricerca spasmodica dell’oggetto di dipendenza alleviando cosi
il dolore originario. Peele (1985)
evidenzia che la dipendenza può scaturire da qualsiasi esperienza la cui
sensorialità ha lo scopo di alleviare il dolore, l’ansia o altri stati emotivi
negativi attraverso una diminuzione della coscienza che permette un controllo
illusorio del dolore legato al bisogno di “farsi del bene”. Pertanto tutte le
esperienze efficaci nell’alleviare il dolore possono essere fonte di dipendenza.
I meccanismi fisiopatologici della dipendenza comprendono il Craving ossia l'attrazione ossessiva verso un determinato comportamento, oggetto o sostanza che
crea la perdita del controllo ed
un immediato rinforzo positivo determinato dalla soddisfazione immediata
del bisogno. Avviene un alterazione dei circuiti neurali deputati al controllo
e alla gestione del piacere; la Tolleranza ed Assuefazione è dovuta al tentativo cerebrale di compensare gli effetti del comportamento abusante
producendo una diminuzione della risposata e quindi la necessità di aumentare il comportamento e il rinforzo associato; infine l'Astinenza è la comparsa di sintomi opposti a quelli indotti dal comportamento dipendente.
I meccanismi psicopatologici riguardano invece l'Ossessività, ossia pensieri e immagini ricorsivi, intrusivi che causano marcato disagio; l'Impulsività ossia l'incapacità di resistere all'impulso di mettere un atto il comportamento di dipendenza; e la Compulsività che riguarda comportamenti
di dipendenza ripetitivi che la persona si sente obbligata a mettere in atto,
anche contro la sua stessa volontà, nonostante le possibili conseguenze
negative, per alleviare il disagio percepito.
I fenomeni
della dipendenza sono situati lungo un continuum che va dal normale al
patologico. Ad un estremo ci sono i comportamenti di dipendenza morbosa
caratterizzati appunto dal craving, dalla tolleranza e dall’astinenza. Seguono
stati di dipendenza che riguardano sostanze oggetti o comportamenti che non
influenzano la cognizione, l’affettività e la volontà. All’altro estremo
abbiamo stati motivazionali e sensoriali che non hanno nulla a che fare con il bisogno di alleviare una sofferenza.
Disturbo di Personalità Dipendente
•Il DSM-IV
tr descrive il Disturbo di Personalità Dipendente come Una situazione pervasiva
ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento
sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età
adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più)
dei seguenti elementi:
1) ha
difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva
quantità di consigli e rassicurazioni
2) ha
bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei
settori della sua vita
3) ha
difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere
supporto o approvazione. Nota: non includere timori realistici di punizioni
4) ha
difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza
di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per
mancanza di motivazione o di energia)
5) può
giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino
al punto di offrirsi per compiti spiacevoli
6) si sente
a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di
provvedere a se stesso
7) quando
termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un'altra relazione come
fonte di accudimento e di supporto
8) si
preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.
Il Dipendente
Affettivo
Una particolare
forma di DPD si incentra sulla relazione per cui viene espresso esclusivamente
nella dipendenza affettiva verso il partner. Questa dipendenza è caratterizzata da:
•Forte
necessità di stare con il partner, intolleranza alla solitudine.
•Bassa autostima,
che provoca a sua volta una costante necessità di approvazione da parte degli
altri, così pure come un grande timore del rifiuto e dell’esclusione sociale.
•Notevole
difficoltà a dire di “no”: si antepongono continuamente i desideri e i bisogni
degli altri ai propri.
•Il
dipendente affettivo generalmente occupa una posizione inferiore (one down)
nel rapporto di coppia, sebbene questo non escluda che possa succedere il
contrario.
• Sentimenti
non risolti di colpa, rabbia, risentimento, isolamento e paura.
Il Codipendente
Con questo
termini si indica essenzialmente la dipendenza da una persona a sua volta
dipendente o abusante che si esplicita nel bisogno di controllare il
comportamento patologico di un altro individuo. Principali caratteristiche
sono:
•cercano la
felicità fuori da sé, concentrano la loro vita sugli altri
•aiutano gli
altri invece che se stessi
•desiderano
la stima e l'amore degli altri
•controllano
i comportamenti altrui, ne anticipano i bisogni
•sono
attratte dalle persone bisognose d'aiuto
•attribuiscono
agli altri il proprio malessere
•si sentono
responsabili del comportamento altrui
•avvertono
sintomi d'ansia e depressione
•hanno una
paura ossessiva di perdere l'altro
•sviluppano
sensi di colpa per i comportamenti sbagliati dell'altro
È necessario
specificare che sebbene tutti i comportamenti di dipendenza derivino da, come
abbiamo visto, una particolare struttura di personalità a sua volta dovuta da
una non integrazione e strutturazione solida del sé derivante da modelli di
attaccamento disfunzionali, nel particolare quello che differenzia il
dipendente affettivo dal codipendente è la scelta del partner: quest’ultimo
dipenderà sempre e solo da un altro individuo altrettanto dipendente abusante o
in ogni caso problematico, ciò non è vero per il dipendente affettivo che può
invece relazionarsi con una persona “sana”.
Nuove Dipendenze: Tossicomanie
Oggettuali
Nella società
odierna oltre alle dipendenze “classiche” e maggiormente diffuse quali la
dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol, si sta delineando in misura sempre
maggiore un gruppo di dipendenze che coinvolgono oggetti e comportamenti
normali presenti nella vita quotidiana. Tale fenomeno può essere definito “tossicomania
oggettuale” e comprende fenomeni quali la dipendenza da sesso,
nuove tecnologie, gioco d’azzardo, shopping compulsivo e lavoro ecc. Il
comportamento di dipendenza (a priori da quale ne sia l’oggetto specifico)
viene messo in atto da soggetti che tentano di evadere da una condizione di
profondo disagio che riscontrano nella realtà. Per individui che presentano una
carenza nella struttura di base dell’Io per cui non sono in grado, da soli, di
reggere e modificare una realtà negativa, la dipendenza diviene lo strumento
attraverso il quale sperimentare sensazioni di gratificazione immediata e
benessere dati dalla scissione del reale, dall’immersione momentanea in altro
da sé, che diviene però il centro preponderante dell’esistenza.
In ultimo è
necessario fare una considerazione su come la nostra società sia improntata alla
negazione di qualsiasi dolore, siamo educati a nascondere le emozioni negative
ad anestetizzarle piuttosto che viverle come parte della complessità, fatta di
opposti, che invece ci caratterizza come esseri umani. In questo modo viene
repressa la capacità di elaborare il male e di superare realmente il dolore.
Viene eliminata la possibilità di rendere il negativo positivo, di costruire
attraverso le esperienze dolorose una capacità nuova di affrontare le dinamiche
della vita quotidiana.
Uscire dalla Dipendenza: Processi Terapeutici
Il
dipendente non essendo in grado di gestire e di integrare le proprie emozioni
ha imparato a reprimerle non vivendo sentimenti negativi di vergogna e senso di
colpa derivanti dalla propria perdita di stima e alla perdita graduale dell'integrazione sociale. Da un punto di vista
cognitivo ha sviluppato convinzioni disfunzionali rispetto a se stesso e ai
propri bisogni che ha sostituito con gli oggetti di dipendenza che diventano l'unica fonte di sicurezza relazionale, pertanto il soggetto dipendente non è in grado di costruire una relazione reale con un altro significativo perché egli è privo della fiducia di base. La fiducia di essere degno di amore e rispetto. Attraverso la relazione con il terapeuta è necessario ricostruire quella fiducia di base, è necessario far emergere gli aspetti emotivi legati alla dipendenza e renderli
consapevoli, portare il soggetto a riconoscere i veri bisogni, considerando il
proprio valore personale. Prendere contatto con il senso di abbandono
rintracciando esperienze pregresse da cui è scaturito, riflettendo sulla
funzione difensiva che ha avuto la dipendenza. L’obiettivo primario è quindi
quello di portare il paziente a dare spazio al vero sé iniziando a prendersi
cura di se e darsi la possibilità di relazionarsi con un altro significativo in
maniera sana.
Bibliografia
“Psichiatria
Psicodinamica, Glen O. Gabbard Raffaello Cortina Editore 2007”
“Fisiologia
del Comportamento, Neil R. Carlson Piccin 2002”