Elena Cossu

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Roma, Roma, Italy
Psicologa iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con N° 19999. Psicoterapeuta Gestalt Analitica presso Il Centro Studi Psicosomatica, (CSP,IGA) Ha conseguito la Laurea Magistrale in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza. Ha svolto un Master biennale in Sessuologia Clinica e Criminologica presso l'Associazione Italiana di Sessuologia Clinica.

domenica 1 dicembre 2013

La dipendenza invisibile: quando non si vive senza l' "Altro"

La Relazione di Dipendenza Primaria
L’essere umano alla nascita non è in grado di autoregolarsi, ossia non è in condizioni di poter provvedere a sé stesso ed ai propri bisogni in maniera autonoma, ed è pertanto completamente dipendente dalle cure di un altro individuo, il caregiver solitamente la madre. La qualità della risposta materna è fondamentale al fine di garantire all’individuo un sano sviluppo psicofisico che gli permetta la costruzione di rappresentazioni positive di se (Modelli Operativi Interni) che attraverso la sicurezza di base e la fiducia nell’ambiente esterno gli permetteranno di instaurare relazioni sane in futuro. Quindi nello specifico le modalità di Attaccamento che l’individuo sviluppa dipendono dalla qualità di questa prima interazione tra madre e figlio, Bowlby (1980). Quando i bisogni del bambino vengono soddisfatti in maniera adeguata si struttura un attaccamento sicuro che permetterà la capacità di esplorare il mondo esterno in maniera autonoma e costruttiva. Al contrario quando questo non si verifica l’individuo sarà diffidente o estremamente richiedente nei confronti dell’ambiente esterno, negando e non riconoscendo i propri bisogni nel primo caso, o concentrandosi esclusivamente alla soddisfazione di questi nel secondo. È da queste due condizioni di attaccamento insicuro che è possibile ricondurre lo sviluppo arcaico della dipendenza patologica come mancato sviluppo di un Sé integro, come mancanza di fiducia di base in se stessi, e di conseguenza come una mancata resilienza agli stress ambientali. 

La dipendenza patologica
Con il termine dipendenza patologica definiamo la messa in atto di un meccanismo coercitivo e ripetitivo dell’uso compulsivo di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento. Questo meccanismo nasce da una mancanza del Sé e viene compensata dalla ricerca spasmodica dell’oggetto di dipendenza alleviando cosi il dolore originario. Peele (1985) evidenzia che la dipendenza può scaturire da qualsiasi esperienza la cui sensorialità ha lo scopo di alleviare il dolore, l’ansia o altri stati emotivi negativi attraverso una diminuzione della coscienza che permette un controllo illusorio del dolore legato al bisogno di “farsi del bene”. Pertanto tutte le esperienze efficaci nell’alleviare il dolore possono essere fonte di dipendenza.
I meccanismi fisiopatologici della dipendenza comprendono il Craving ossia l'attrazione ossessiva verso un determinato comportamento, oggetto o sostanza che crea la perdita del controllo ed  un immediato rinforzo positivo determinato dalla soddisfazione immediata del bisogno. Avviene un alterazione dei circuiti neurali deputati al controllo e alla gestione del piacere; la Tolleranza ed Assuefazione è dovuta al tentativo cerebrale di compensare gli effetti del comportamento abusante producendo una diminuzione della risposata e quindi la necessità di aumentare il comportamento e il rinforzo associato; infine l'Astinenza è la comparsa di sintomi opposti a quelli indotti dal comportamento dipendente.
I meccanismi psicopatologici riguardano invece l'Ossessività, ossia pensieri e immagini ricorsivi, intrusivi che causano marcato disagio; l'Impulsività ossia l'incapacità di resistere all'impulso di mettere un atto il comportamento di dipendenza; e la Compulsività che riguarda comportamenti di dipendenza ripetitivi che la persona si sente obbligata a mettere in atto, anche contro la sua stessa volontà, nonostante le possibili conseguenze negative, per alleviare il disagio percepito.
I fenomeni della dipendenza sono situati lungo un continuum che va dal normale al patologico. Ad un estremo ci sono i comportamenti di dipendenza morbosa caratterizzati appunto dal craving, dalla tolleranza e dall’astinenza. Seguono stati di dipendenza che riguardano sostanze oggetti o comportamenti che non influenzano la cognizione, l’affettività e la volontà. All’altro estremo abbiamo stati motivazionali e sensoriali che non hanno nulla a che fare con il bisogno di alleviare una sofferenza.

Disturbo di Personalità Dipendente
•Il DSM-IV tr descrive il Disturbo di Personalità Dipendente come Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi: 
1) ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni
2) ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita
3) ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione. Nota: non includere timori realistici di punizioni
4) ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia)
5) può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli
6) si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso
7) quando termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un'altra relazione come fonte di accudimento e di supporto
8) si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

Il Dipendente Affettivo
Una particolare forma di DPD si incentra sulla relazione per cui viene espresso esclusivamente nella dipendenza affettiva verso il partner.   Questa dipendenza è caratterizzata da:
•Forte necessità di stare con il partner, intolleranza alla solitudine.
•Bassa autostima, che provoca a sua volta una costante necessità di approvazione da parte degli altri, così pure come un grande timore del rifiuto e dell’esclusione sociale.
•Notevole difficoltà a dire di “no”: si antepongono continuamente i desideri e i bisogni degli altri ai propri.
•Il dipendente affettivo generalmente occupa una posizione inferiore (one down) nel rapporto di coppia, sebbene questo non escluda che possa succedere il contrario.
• Sentimenti non risolti di colpa, rabbia, risentimento, isolamento e paura. 

Il Codipendente
Con questo termini si indica essenzialmente la dipendenza da una persona a sua volta dipendente o abusante che si esplicita nel bisogno di controllare il comportamento patologico di un altro individuo. Principali caratteristiche sono:
•cercano la felicità fuori da sé, concentrano la loro vita sugli altri
•aiutano gli altri invece che se stessi
•desiderano la stima e l'amore degli altri
•controllano i comportamenti altrui, ne anticipano i bisogni
•sono attratte dalle persone bisognose d'aiuto
•attribuiscono agli altri il proprio malessere
•si sentono responsabili del comportamento altrui
•avvertono sintomi d'ansia e depressione
•hanno una paura ossessiva di perdere l'altro
•sviluppano sensi di colpa per i comportamenti sbagliati dell'altro

 Similitudini e Differenze
È necessario specificare che sebbene tutti i comportamenti di dipendenza derivino da, come abbiamo visto, una particolare struttura di personalità a sua volta dovuta da una non integrazione e strutturazione solida del sé derivante da modelli di attaccamento disfunzionali, nel particolare quello che differenzia il dipendente affettivo dal codipendente è la scelta del partner: quest’ultimo dipenderà sempre e solo da un altro individuo altrettanto dipendente abusante o in ogni caso problematico, ciò non è vero per il dipendente affettivo che può invece relazionarsi con una persona “sana”.

Nuove Dipendenze:  Tossicomanie Oggettuali
Nella società odierna oltre alle dipendenze “classiche” e maggiormente diffuse quali la dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol, si sta delineando in misura sempre maggiore un gruppo di dipendenze che coinvolgono oggetti e comportamenti normali presenti nella vita quotidiana. Tale fenomeno può essere definito “tossicomania oggettuale” e comprende fenomeni quali la dipendenza da sesso, nuove tecnologie, gioco d’azzardo, shopping compulsivo e lavoro ecc. Il comportamento di dipendenza (a priori da quale ne sia l’oggetto specifico) viene messo in atto da soggetti che tentano di evadere da una condizione di profondo disagio che riscontrano nella realtà. Per individui che presentano una carenza nella struttura di base dell’Io per cui non sono in grado, da soli, di reggere e modificare una realtà negativa, la dipendenza diviene lo strumento attraverso il quale sperimentare sensazioni di gratificazione immediata e benessere dati dalla scissione del reale, dall’immersione momentanea in altro da sé, che diviene però il centro preponderante dell’esistenza.
In ultimo è necessario fare una considerazione su come la nostra società sia improntata alla negazione di qualsiasi dolore, siamo educati a nascondere le emozioni negative ad anestetizzarle piuttosto che viverle come parte della complessità, fatta di opposti, che invece ci caratterizza come esseri umani. In questo modo viene repressa la capacità di elaborare il male e di superare realmente il dolore. Viene eliminata la possibilità di rendere il negativo positivo, di costruire attraverso le esperienze dolorose una capacità nuova di affrontare le dinamiche della vita quotidiana. 
 
Uscire dalla Dipendenza: Processi Terapeutici
Il dipendente non essendo in grado di gestire e di integrare le proprie emozioni ha imparato a reprimerle non vivendo sentimenti negativi di vergogna e senso di colpa derivanti dalla propria perdita di stima e alla perdita graduale dell'integrazione sociale. Da un punto di vista cognitivo ha sviluppato convinzioni disfunzionali rispetto a se stesso e ai propri bisogni che ha sostituito con gli oggetti di dipendenza che diventano l'unica fonte di sicurezza relazionale, pertanto il soggetto dipendente non è in grado di costruire una relazione reale con un altro significativo perché egli è privo della fiducia di base. La fiducia di essere degno di amore e rispetto. Attraverso la relazione con il terapeuta è necessario ricostruire quella fiducia di base, è necessario far emergere gli aspetti emotivi legati alla dipendenza e renderli consapevoli, portare il soggetto a riconoscere i veri bisogni, considerando il proprio valore personale. Prendere contatto con il senso di abbandono rintracciando esperienze pregresse da cui è scaturito, riflettendo sulla funzione difensiva che ha avuto la dipendenza. L’obiettivo primario è quindi quello di portare il paziente a dare spazio al vero sé iniziando a prendersi cura di se e darsi la possibilità di relazionarsi con un altro significativo in maniera sana.

Bibliografia
“Psichiatria Psicodinamica, Glen O. Gabbard Raffaello Cortina Editore 2007”
“Fisiologia del Comportamento, Neil R. Carlson Piccin 2002”